June 25-28
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[ENG] Talking about Capital we focus on our Creative Capital (CC). On the Capital of our desires we save keepin' going on with our Festival. As well as on the Capital Crack: the (in)finite machine of production of slavery. We go to the center of the myth and utopia itself of the underground: micro-production and Do It Yourself, forms of autonomy and independence, and their existence outside of the market, and thus out of the production-work circuit. Are these forms still effective? Is it possible to enhance their work with the power of non-action, the power of Un-Do way?
There are two opposite ways to arrive at a finished object through a collective elaboration. One: with the mechanism of production/work one designs for a goal and produces an object that cost a certain time and which is sold for a fixed price. Two: with the mechanism of un-working instead one starts a process that develops as a labyrinth and generates an object without a precise project, through a succession of chaotic approximations. Time is not working time but wasted time and the cost is a mechanism of variable finale price (from...to...). To which mechanism are we belonging here and now? Which will be the space of our projects?
In the words of Edwin Chota: "Nothing will defeat us if we stay together. I feel stronger with a network around me. It does not matter who the face of the network is. All that matters is that we push and walk together."
To participate in the next Crack! Festival drop us a line at: fortepressa (at) gmail (dot) com.
Here a couple of clips about last edition:
ON CRACK (teaser) (thanx to Trayectos)
STATO (thanx to HSH Crew)

[ITA] Parlando di Capitale stiamo mettendo a fuoco proprio il nostro Capitale Creativo (CC). Il Capitale dei nostri desideri che teniamo in vita proprio continuando il nostro Festival. E il Crack Capitale: la macchina (in)finita di produzione di schiavitù. Andiamo al centro del mito e dell’utopia stessa dell’Underground: la Microproduzione e il Do It Yourself, forme di autonomia e indipendenza, e la loro esistenza fuori dal mercato, e quindi dal circuito produzione-lavoro. Sono forme ancora funzionali, che producono ancora spinte ed effetti? È possibile potenziare il loro lavoro con il potere della non- azione, il potere della via dell’Un-Do?
Ci sono due modi opposti di arrivare ad un oggetto finito attraverso una elaborazione collettiva. Uno: con il meccanismo di produzione/lavoro si progetta per uno scopo e si produce un oggetto che costa un tempo e si vende ad un prezzo fisso. Due: con il meccanismo dell'inoperosità invece si avvia un processo labirintico che genera un oggetto senza un progetto preciso ma per via di approssimazioni caotiche successive. Il tempo non è tempo di lavoro, ma tempo perso e il costo è un meccanismo di prezzo finale variabile (da... a...). A quale meccanismo stiamo appartenendo in questo tempo presente? Quale sarà lo spazio dei nostri progetti?
Come diceva Edwin Chota: "Niente ci potrà sconfiggere se resteremo insieme. Mi sento più forte con un network stretto attorno a me. Non importa di chi sia la faccia di questo network. L’unica cosa importante è che continuiamo ad avanzare e camminare insieme.”
Per partecipare al prossimo Crack Festival inviate una mail a: crack.forteprenestino (at) gmail.com.
qui un paio di clip sulla scorsa edizione:
ON CRACK (teaser) (thanx to Trayectos)
STATO (thanx to HSH Crew)